Giovanni Dotoli è professore emerito di Letteratura francese all'Università di Bari Aldo Moro, conferenziere ai Cours de civilisation française de la Sorbonne e poeta di lingua francese e di lingua italiana, tradotto in diverse lingue. È Commendatore della Legion d'Onore e Commendatore nell'Ordine delle Palme accademiche, e Grand Prix dell'Académie Française. Le sue ricerche principali riguardano : il socialismo in Francia nel XIX secolo, la pace, la democrazia, la libertà, il testo per il popolo, Villon, Montaigne, Mareschal, Mairet, Pascal, Furetière, Pinot Duclos, Hugo, Baudelaire, Flaubert, Banville, Rimbaud, Bloy, Zola, Apollinaire, Canudo, Cocteau, Bonnefoy, Meschonnic, Gramsci, T. Fiore, il dizionario, la lingua francese, la grammatica, la poesia, la letteratura, la musica, la francofonia, il viaggio in Italia, la bellezza, la traduzione, l'origine delle lingue, l'esempio, la frase, la cultura francese dal XVI al XXI secolo, l'arte, il libro, la Tour Eiffel. Dotoli è autore dei volumi : Le mot démocratie dans le dictionnaire - 2019, La paix un bien commun - 2020, La pensée socialiste française de Saint-Simon à Péguy. Anthologie - 2021, Liberté et droits de l'homme - 2022, e in collaborazione con il suo allievo Mario Selvaggio, « Tu me crois la marée et je suis le déluge ». Poèmes et chansons socialistes du XIXe siècle - 2023, tutti usciti in questa stessa collana. Sta preparando un libro sull'uguaglianza.
Nel XXI secolo, il socialismo ha grandi prospettive. Martine Aubry mi sembra che abbia capito bene questo punto : « Non possiamo più sostenere la società del disprezzo, quella che relega i più poveri fuori città, quella che dimentica i più anziani, quella che umilia i più deboli, quella che uniformemente tratta i cittadini come soggetti anonimi. Il nostro progetto deve realizzare le grandi trasformazioni che garantiscano agli individui, ai cittadini indipendenti, più rispetto, più riconoscimento e più assistenza. Queste trasformazioni ristabiliranno la nostra responsabilità verso ogni persona, ma anche la responsabilità di ciascuno verso gli altri ».
Abbiamo bisogno di un nuovo pensiero socialista, con i piedi nel vecchio, con una nuova etica pubblica. Il mondo è cambiato, ma purtroppo la sinistra no. Essa deve recuperare e superare il tempo perduto.
Il nuovo socialismo del XXI secolo sarà un laboratorio di idee e di partecipazione, al centro della storia che avanza.
Pierre Bezbakh conclude : « Oggi il dibattito non riguarda più l'alternativa riforma/rivoluzione, e nemmeno statalismo/libertà d'impresa. Resta da sapere se il ruolo di un partito che si dice socialista non possa essere altro che quello di garantire un minimo di protezione sociale ai lavoratori soggetti alle 'leggi del mercato internazionale' e alla logica del profitto finanziario, oppure se si debba al contrario porre al di sopra di questi imperativi una razionalità non capitalista : garantire a tutti il
soddisfacimento dei bisogni essenziali (cibo, salute, istruzione, alloggio, accesso all'acqua potabile, energia, trasporti, ecc., un fin di vita felice).
Un dibattito di questo tipo resta essenziale, data la gravità dei problemi che si presentano in Francia e nel mondo all'inizio del XXI secolo. Il fatto che esso attraversi il Partito socialista non può che portare al suo risveglio ideologico o alla sua disgregazione ».
È il socialismo della speranza.
È il socialismo della lotta in cui si crede.
È il socialismo che vuole cambiare il mondo alla luce della storia e dei cambiamenti radicali a cui stiamo assistendo.
È il socialismo della sostenibilità, che pone la difesa della natura sullo stesso piano della lotta alla povertà e alla disuguaglianza.
È il socialismo che lotta per la crescita come punto centrale per ridurre le scandalose disuguaglianze.
È il socialismo che lotta per un capitalismo etico, in un'economia circolare, in un dialogo costruttivo tra nazionale e locale.